Visit Sponsor

Cristina FiordimelaWritten by: Progetti

Quel monolito d’acciaio sembra uscito dalle viscere della terra

Quel monolito d’acciaio sembra uscito  dalle viscere della terra

Rennes (francia). «Silenzio fuori, esplosione dei sensi all’interno. Nero per la densità della materia e rosso per la luce. Catturare il cielo e il trascorrere del tempo». Con questi aforismi Odile Decq rivela i principi progettuali del nuovo Frac Bretagne, situato nel quartiere Zac de Beauregard, in fase di urbanizzazione, a nord-ovest di Rennes.
Un monolito di acciaio blu/nero sembra provenire dalle viscere della terra, con effetti di fuoco che traspaiono dallo zoccolo vetrato verniciato nero, verso L’alignement du 21° siècle, landscape di Aurelie Nemours, una scacchiera di steli in cemento disposta su un manto erboso. L’attacco con il cielo è un’ala appoggiata come un foglio piegato sulle vetrate degli uffici, all’ultimo livello. Al di sotto, una fascia di acciaio contiene le tre gallerie espositive per un totale di 1.000 mq, di cui la più grande di 500, sospesa a sbalzo sulla hall. Una fenditura verticale attraversa longitudinalmente l’intero edificio, penetrando ai piani ipogei. I movimenti della luce naturale, scossa dai venti e dalle piogge dell’Atlantico, fanno vibrare gli interni, come un fulmine attratto dalla terra che squarcia l’interno dell’involucro frammentandolo in un’esplosione di volumi, di rossi e di neri. Di notte il blu/nero dell’acciaio tocca quello dell’aria e libera il fuoco della luce che si propaga all’esterno.
Decq lavora sull’inconscio, è un suo modo di progettare, partendo dalle sensazioni che affiorano dal ricordo di altri spazi e dalla percezione del sito. Procede «in modo intuitivo». Come nell’arte. «La scoperta dello spazio avviene attraverso il corpo; le prospettive cambiano continuamente attraverso un percorso non solo visivo ma anche tattile». Le parole di Decq ci accompagnano nell’esplorazione delle relazioni tra architettura e arte. «L’esperienza artistica è una scoperta, poiché l’arte contemporanea pone delle questioni e non delle risposte. Allo stesso modo l’edificio deve permettere al pubblico di accedere all’arte progressivamente, attraverso un percorso che è una sorta d’iniziazione, che stimola i sensi e prepara alla percezione dell’opera senza schemi precodificati. In questo senso anche l’architettura partecipa all’esperienza artistica, come opera d’arte totale». Il sodalizio tra arte e architettura investe gli spazi connettivi, i collegamenti verticali, i luoghi di relazione. Non intacca lo spazio per l’esposizione delle arti contemporanee, che resta una scatola bianca dove è l’artista a modificarne l’assetto. «L’artista ha tutta la libertà d’interagire con lo spazio. È questa la prima priorità di un centro dedicato all’arte contemporanea. Se nei luoghi pubblici l’architetto può avere una maggiore azione, negli spazi dedicati all’arte l’architettura deve essere più discreta e lasciare agli artisti e ai curatori autonomia d’installazione e movimento». Il viaggio all’interno del Frac è quasi al termine. Le viste ascensionali e gli approdi sono ritmati dagli scatti visivi. Come in un dipinto cubista, i rapporti volumetrici sono dati da movimenti simultanei di uno spazio progettato a tutto tondo. L’auditorium, un diamante rosso, semiipogeo, sfaccettato e incastonato nella hall d’ingresso, ci avverte che siamo tornati al punto di partenza, senza ripetere mai una medesima esperienza spaziale.

Autore

  • Cristina Fiordimela

    Architetta museografa, docente al Politecnico di Milano. Insegna architettura degli interni, exhibition design e si relaziona con le arti contemporanee (commons), di cui scrive su riviste specializzate italiane e internazionali. La museografia è il filo rosso che attraversa sia l’impegno teorico, sia la progettazione e la messa in opera di allestimenti che riguardano le intersezioni sensibili all’arte, alla scienza e alla filosofia, in sinergia con enti universitari, musei e istituti di ricerca. L’indagine su media art come dispositivi di produzione artistica in commoning è l’ambito di studio e di sperimentazione delle attività più recenti, da cui prende corpo con Freddy Paul Grunert, Lepetitemasculin, dialogo nello spazio perso, iniziato al Lake County, San Francisco

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 125 times, 1 visits today)
Share
Last modified: 20 Luglio 2015