Rennes (francia). «Silenzio fuori, esplosione dei sensi allinterno. Nero per la densità della materia e rosso per la luce. Catturare il cielo e il trascorrere del tempo». Con questi aforismi Odile Decq rivela i principi progettuali del nuovo Frac Bretagne, situato nel quartiere Zac de Beauregard, in fase di urbanizzazione, a nord-ovest di Rennes.
Un monolito di acciaio blu/nero sembra provenire dalle viscere della terra, con effetti di fuoco che traspaiono dallo zoccolo vetrato verniciato nero, verso Lalignement du 21° siècle, landscape di Aurelie Nemours, una scacchiera di steli in cemento disposta su un manto erboso. Lattacco con il cielo è unala appoggiata come un foglio piegato sulle vetrate degli uffici, allultimo livello. Al di sotto, una fascia di acciaio contiene le tre gallerie espositive per un totale di 1.000 mq, di cui la più grande di 500, sospesa a sbalzo sulla hall. Una fenditura verticale attraversa longitudinalmente lintero edificio, penetrando ai piani ipogei. I movimenti della luce naturale, scossa dai venti e dalle piogge dellAtlantico, fanno vibrare gli interni, come un fulmine attratto dalla terra che squarcia linterno dellinvolucro frammentandolo in unesplosione di volumi, di rossi e di neri. Di notte il blu/nero dellacciaio tocca quello dellaria e libera il fuoco della luce che si propaga allesterno.
Decq lavora sullinconscio, è un suo modo di progettare, partendo dalle sensazioni che affiorano dal ricordo di altri spazi e dalla percezione del sito. Procede «in modo intuitivo». Come nellarte. «La scoperta dello spazio avviene attraverso il corpo; le prospettive cambiano continuamente attraverso un percorso non solo visivo ma anche tattile». Le parole di Decq ci accompagnano nellesplorazione delle relazioni tra architettura e arte. «Lesperienza artistica è una scoperta, poiché larte contemporanea pone delle questioni e non delle risposte. Allo stesso modo ledificio deve permettere al pubblico di accedere allarte progressivamente, attraverso un percorso che è una sorta diniziazione, che stimola i sensi e prepara alla percezione dellopera senza schemi precodificati. In questo senso anche larchitettura partecipa allesperienza artistica, come opera darte totale». Il sodalizio tra arte e architettura investe gli spazi connettivi, i collegamenti verticali, i luoghi di relazione. Non intacca lo spazio per lesposizione delle arti contemporanee, che resta una scatola bianca dove è lartista a modificarne lassetto. «Lartista ha tutta la libertà dinteragire con lo spazio. È questa la prima priorità di un centro dedicato allarte contemporanea. Se nei luoghi pubblici larchitetto può avere una maggiore azione, negli spazi dedicati allarte larchitettura deve essere più discreta e lasciare agli artisti e ai curatori autonomia dinstallazione e movimento». Il viaggio allinterno del Frac è quasi al termine. Le viste ascensionali e gli approdi sono ritmati dagli scatti visivi. Come in un dipinto cubista, i rapporti volumetrici sono dati da movimenti simultanei di uno spazio progettato a tutto tondo. Lauditorium, un diamante rosso, semiipogeo, sfaccettato e incastonato nella hall dingresso, ci avverte che siamo tornati al punto di partenza, senza ripetere mai una medesima esperienza spaziale.
Quel monolito dacciaio sembra uscito dalle viscere della terra
